Università degli Studi "Amedeo Avogadro"

Nuova Sede Facoltà Scienze MFN

Via Bellini 25/G - ALESSANDRIA

Data inaugurazione :

15 ottobre 2004

 Il bozzetto preparatorio dell'opera " LA LUNA E I FALO' "

è posto  in esposizione permanentemente ad Alessandria,

presso l'aula studio della

Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali

Università degli Studi "Amedeo Avogadro"

Giovanni Massolo accanto al bozzetto preparatorio dopo la posa nell'aula studio dell'Università

(11 ottobre 2004)

Foto dell'opera all'interno dell'aula universitaria.

IL COMMENTO

Il lavoro preparatorio della trasposizione pittorica de “La luna e i falò” si è svolto dal settembre al dicembre 1996.

L’ analisi progettuale è stata realizzata su carta da spolvero, una speciale carta di colore paglierino, usata dagli artisti per la preparazione degli affreschi, usando come strumenti pittorici le matite e un colore simile alla china, ma più raffinato e delicato, che ha conferito particolari effetti di trasparenza ai soggetti ritratti.

Il bozzetto anticipa già il quadro definitivo. Il pittore aveva già deciso, in questa fase, di dividere la tela in tre parti, da considerare capitoli, vista l’ispirazione letteraria seguita dall’artista, leggibili da destra a sinistra e divisibili in ulteriori scansioni con al centro un argomento, una sensazione, una riflessione, originati tutti dalle vicende del romanzo di Pavese filtrato attraverso gli occhi e la creatività del pittore.

A sinistra inizia la vicenda, con l’arrivo di un treno nella stazione di Santo Stefano Belbo, simbolo del ritorno del protagonista de La luna e i falò. Viene introdotta l’ambientazione contadina e langarola, rappresentata da un’aia, da un campanile, da scorci collinari e dalla casa natale di Cesare Pavese, dove il quadro è esposto, oltre che dalla facciata dell’albergo dell’Angelo, che dà sulla piazza del paese, proprio a richiamare le parole con cui lo scrittore apre il secondo capitolo del romanzo. Il pittore ha poi scelto una delle tante immagini simboliche presenti nell’opera, un viso di donna dai tratti forti, quasi mascolini, a sottolineare l’importanza della figura materna. Questi valori sono presenti in metafora nel dipinto, con figure di oggetti come il cesto dell’uva, la vecchia bicicletta (la donna, le tavole, seccate dal succedersi delle stagioni, con cui è costruita la porta del casotto al centro del dipinto, le pietre annerite e gli sterpi, le falci di luna e i falò che caratterizzano tutta la tela e che nel romanzo pavesiano ricorrono regolarmente. La figura di Cinto, amico di Anguilla, protagonista del romanzo è in posizione volutamente centrale, come la porta alla quale si appoggia, la cui chiave sembra quasi invitare lo spettatore a entrare nel dipinto.

A destra della porta si ritrova il motivo della falce di luna, filo conduttore di tutto il quadro che accompagna l’osservatore a visitare la casa di Nuto, l’amico maestro di vita dei protagonista, dove si possono vedere il laboratorio come appare dallo stradone di Canelli, con alcune assi di legno che hanno anche la funzione di separare questa parte del dipinto dagli scorci successivi. L’opera del falegname musicista viene sottolineata anche dalle botti e dagli strumenti musicali.

Già dal bozzetto è evidente che, con lo studio particolare del colore e della luce, il dipinto si sarebbe mosso in una quarta dimensione spazio-temporale, ricreando, con il particolare utilizzo del colore e delle trasparenze, il trascorrere delle stagioni, che caratterizzano le tre parti del quadro: estiva-pomeridiana nella parte sinistra, crepuscolare-autunnale nella parte destra, dove, alla conclusione del percorso, vengono in superficie le riflessioni, i pensieri, i ricordi originati dalle immagini e dai sentimenti presenti sulla tela.

Intorno al bozzetto si possono leggere alcune frasi tratte dall’opera di Pavese, relative al paese dove Anguilla è stato adottato ma dove non è nato, da lui ritenuto per molto tempo il mondo intero. Queste parole si riferiscono alla collina sentita come un pianeta oppure all’importanza dell’appartenere a un paese che è necessario, secondo l’autore, per avvertire il bisogno di andarsene

da esso ma, una volta lontani, per provare la nostalgia delle proprie radici che in esso si  materializzano, per vincere la solitudine che attanaglia quando ci si trova in un luogo estraneo.

Il lavoro di preparazione del bozzetto si è concluso alla fine del 1996, aprendo così la strada alla realizzazione del dipinto a olio rispetto al quale il bozzetto mantiene una valenza importante dal

punto di vista filologico, in quanto permette di ricostruire il percorso progettuale e artistico compiuto da Giovanni Massolo nei successivi mesi di attività.

Prof. Guido ROSSO