IL PERCORSO SOFFERTO DEL CRISTO
Il tema del viaggio, così tipicamente letterario, diventa centrale nelle ultime
grandi rappresentazioni scenografiche di Giovanni Massolo, artista
particolarmente attento a questa tematica intesa sempre più in chiave metaforica
e spirituale, come esperienza di vita e passaggio, di cui l’arte diventa
viatico, strumento affinché si lascino dei segni del nostro operato di uomini,
della nostra cultura, di noi stessi. Così, ‘ultima realizzazione di questo
artista ha come oggetto il percorso più drammatico e doloroso per l’umanità
cristiana e non solo: la Via Crucis.
La conferma della spiritualità insita in questa tematica sviluppata da Massolo
si trova nell’abbagliante interpretazione della “sua” Via Crucis, portata a
termine dopo un lavoro di quasi due anni, a quale ha come protagonista il volto
di Gesù Cristo, la cui immagine sembra presentarsi in modo ripetitivo ma
costantemente diverso, legando a sé Io sguardo dello spettatore
coinvolgendolo emotivamente grazie all’espressione del viso del Cristo, frutto
di una ricerca sul linguaggio mimico sviluppata dal pittore fin dai tempi della
frequenza de Albertina di Torino e dì reminiscenze ispirate alle sacre
rappresentazioni medievali. Il volto di Gesù è centrate e, neutre rivolge il
proprio sguardo verso gli occhi dello spettatore, assume su di sé, durante il
susseguirsi delle stazioni, gli affronti che egli subisce, gli insulti, le
percosse, le umiliazioni che vengono testimoniate anche dall’immagine della mano
prigioniera, simbolo della schiavitù e della segregazione, ancora oggi purtroppo
ricorrenti, scandendo con la sua espressione sempre più sofferente le fasi di
una tragedia che ancora si ripete quotidianamente, in forme e luoghi
costantemente diversi. L’espressione e l’intenso linguaggio del volto di Cristo rappresentano insieme il tema centrale trattato dell’artista con un efficace simbolismo
che ben si integra nelle stazioni delineate in maniera più figurativa. Sulle
tele sono però presentì anche riferimenti al mondo odierno, con paesaggi
industriali che spiccano sullo sfondo delle immagini sacre con il profilo di
ciminiere. dì gasometri e di altri simboli del lavoro che vengono accompagnati
da sterpaglie, arbusti, rocce dure, scabre presenti ad esempio, nella XI
stazione, che paiono rimandare ad un paesaggio dell’anima che ha ben presente la
sofferenza intesa anche come prova cui l’umanità si sottopone in vista di un
premio da conseguire spiritualmente.
Proprio o sfondo pare rivestire un ruolo importante in ciascuna stazione,
insieme al volto di Cristo, naturale protagonista; e su questo fondale che, pur
in secondo piano, ha una specifica funzione, spiccano i riflessi dorati resi
mediante l’applicazione della ‘foglia doro, che contrasta con i colori primari
usati da Massolo. L'oro diviene anch'esso simbolo, nella volontà dell’artista,
della ricerca della ricchezza e dell’appagamento da parte dell’uomo durante la
sua effimera permanenza sulla terra che peraltro non è nulla n confronto alla
purezza di spirito dell’aldilà cui allude Gesù quando consola le Pie donne con
la prospettiva della Salvezza, dopo che l’immagine dorata, all’vili stazione, si
è incrinata. Anche l’aureola dorata appare spezzata, stracciata da mani empie
nella stazione che fa riferimento alla spoliazione di Gesù, mentre alla
conclusione della tragedia essa ha recuperato la propria integrità.
Le quattordici stazioni della Via Crucis, la terribile sequenza di immagini che
riassume drammaticamente la strada e la vita di Gesù dal pretorio di Pilato al
Calvario secondo la devozione diffusa dai francescani, in particolare da San
Leonardo da Porto Maurizio, santo vissuto tra il 1676 e il 1751, nell’opera di
Massolo diventano quindici, con l’introduzione della Resurrezione, rappresentata
con uno scoppio di luce gioiosa, stupita e felice per la Vita che ritorna, che
riprende i colori forti dello sfondo, lascia confusi e affascinati col suo
astrattismo e capovolge gli avvenimenti descritti dalle precedenti stazioni, pur
mantenendo una propria coerenza rappresentata dal tipo del colore e dalla
presenza dell’oro, divenuti espressione dì un messaggio non più drammatico e
pessimistico. ma di speranza. L’oro applicato sulla tela in virtù di un delicato
e paziente lavoro preparatorio messo in atto dall’autore, consente anche di
vedere la vitalità di questa Via Crucis, grazie ai cambiamenti dei riflessi che
lo caratterizzano nelle diverse ore del giorno, sottolineando in tal modo quanto
l’opera sia stata intensamente sentita dall’artista, il quale sempre più sembra
percepire il carattere effimero della vita terrena, lasciando confluire nelle
sue quindici stazioni ricordi di una vita che conferiscono ai volti
rappresentati un’espressione particolarmente intensa e sincera. Con quest'opera
Giovanni Massolo esprime anche la propria Fede
mediante un linguaggio artistico incisivo, che sembra la diretta traduzione
delle sue parole che, spiegando e scelte operate durante a realizzazione di
questa Via Crucis, si fanno sempre più accalorate, tanto da fargli usare termini
forti nell’esprimere un’accusa gravissima nei confronti di quell’umanità che non
seppe (e talvolta tuttora non sa) capire il messaggio di chi ha scelto di
sacrificarsi per amore dì quegli stessi uomini che si sono resi colpevoli del
suo assassinio.
In conclusione, va detto che quel percorso, cui si alludeva in apertura con il
riferimento al tema del viaggio, è stato per il pittore anche fisico, reale, non
solo metafisico, in quanto l’elaborazione del progetto e la stesura definitiva
dell’opera si sono dipanati attraverso alcuni significativi incontri che hanno
avuto luogo nel corso del 1998 a Castellazzo Bormida, quando l’artista è
intervenuto in occasione della celebrazione della Passione dì Cristo nella
Chiesa di S, Martino, spiegando attraverso una proiezione di diapositive il
linguaggio mimico cui egli ha attinto nella realizzazione di quest’opera, e
quando, nell'ottobre dello scorso anno. Massolo ha partecipato alla
manifestazione in onore di S. Paolo della Croce presso la Sala dei Cappuccini.
In tali occasioni il pittore ha approfondito e portato a compimento, anche
tramite il contatto con il pubblico, le proprie riflessioni i cui risultati,
ora, sono di fronte agli occhi degli spettatori, fissate perennemente sulla tela
per noi e per chi, negli anni, vorrà soffermarsi ad osservare quest’incisiva
opera, meditando sul dramma da essa descritto.
Guido Rosso